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MASSERIA PALOMBARA GRANDE
C.da Palombaro s.n.
72017 OSTUNI (BR)
GPS: lat. 40.777 - lon. 17.575
La Masseria Palombara Grande - da palombaio, piccola costruzione suddivisa in numerose cellette nelle quali nidificavano, e continuano a nidificare, colombe bianche - è stata costruita nel 1776 su un frantoio ipogeo di molti anni precedente alla costruzione della masseria stessa, in una piantata di ulivi, oggi secolari, nella marina di Ostuni, il territorio ostunese che si estende dal cordone collinare al mare Adriatico.
L'intera struttura in tufo e pietra è dipinta a calce come le bianche mura di Ostuni ed è costituita da un nucleo centrale - le stanze padronali – a cui sono affiancate la stalla da cui si accede al frantoio e la chiesetta rurale costruita tredici anni dopo.
Il terreno circostante, di circa 30 ettari, è dedicato prevalentemente alla coltivazione degli ulivi, intervallati da pascoli cespugliati, piante di mirto e macchia mediterranea, il tutto in regime di agricoltura biologica. La tenuta è attraversata da una lama - fenomeno carsico tipico del paesaggio pugliese, una profonda e prolungata spaccatura del terreno in cui crescono piante di lentischi, mirti, ma anche ulivi selvatici - lungo la quale sono stati costruiti antichi pozzi di raccolta delle acque. Lungo la lama, nel percorso che attraversa gli ulivi e scende verso il mare, ci sono delle antiche grotte carsiche, all'interno delle quali trovavano riparo gli abitanti della vicina località marina Villanova, per ripararsi dagli attacchi nemico via mare. Facendosi strada tra rigogliose piante di capperi e cespugli di macchia mediterranea, è possibile l'accesso ad alcune suggestive grotte.
In passato la Masseria era abitata tutto l'anno dal massaro, responsabile della coltivazione del terreno e dell'allevamento di mucche e pecore.
Sotterranei naturali dove una temperatura costante consentiva la produzione dell'olio ricavato da piante secolari.
Dalla devozione di consacrare i raccolti, il lavoro, la vita stessa della masseria, nasceva l'esigenza di un luogo di preghiera.
Dalla necessità di preservare i frutti dal maestrale dell'Adriatico, un angolo suggestivo per entrare in armonia con il proprio spirito.